Tazio Nuvolari: Il Mantovano Volante e il Suo Legame con Ferrari
Tazio Nuvolari è una delle figure più leggendarie della storia dell’automobilismo. Nato a Castel d’Ario il 16 novembre 1892, il “Mantovano Volante” fu non solo un pilota straordinario, ma anche un’icona che attraversò epoche cruciali della storia d’Italia. La sua carriera, costellata di successi, ha visto un legame profondo con Enzo Ferrari, un rapporto di stima, amicizia e, a tratti, di rivalità. Questo articolo ripercorre la vita e le imprese di Nuvolari, soffermandosi in particolare sul suo legame con Ferrari, il simbolico dono della tartaruga da parte di Gabriele D’Annunzio e il suo rapporto con il potere politico dell’epoca.
Gli Inizi tra Motociclette e Automobili
Tazio Nuvolari iniziò la sua carriera nel mondo delle corse in motocicletta. Negli anni ’20, la moto era ancora il mezzo prediletto per chi voleva cimentarsi nelle competizioni motoristiche, e Nuvolari non fece eccezione. Vinse il suo primo titolo italiano nel 1924 con una Bianchi, dimostrando una velocità e un coraggio fuori dal comune. Il passaggio alle quattro ruote avvenne in modo naturale e, già nel 1927, Nuvolari era tra i protagonisti delle corse automobilistiche.
Uno dei primi episodi che testimoniarono il suo ardimento si verificò durante la Mille Miglia del 1930. A bordo di un’Alfa Romeo 6C 1750, Nuvolari sorprese il suo rivale e compagno di squadra Achille Varzi spegnendo i fari mentre lo superava di notte, un trucco audace che divenne leggenda.
Il Legame con Enzo Ferrari


Il rapporto tra Tazio Nuvolari ed Enzo Ferrari fu segnato da un’alternanza di profonda stima e momenti di tensione. Ferrari, prima di diventare costruttore, era a capo della Scuderia Ferrari, il reparto corse dell’Alfa Romeo. Nuvolari divenne il pilota di punta della squadra e contribuì a portare l’Alfa Romeo a successi straordinari.Ferrari stesso, che aveva avuto una carriera da pilota senza brillare particolarmente, ammirava enormemente il talento di Nuvolari. Tuttavia, il carattere impetuoso di Tazio non si adattava facilmente alla disciplina di squadra. Ferrari raccontò più volte di come Nuvolari fosse capace di decidere strategie in autonomia, ignorando spesso gli ordini ai box per seguire il proprio istinto.
Uno degli episodi più celebri del loro sodalizio avvenne nel 1935, al Gran Premio di Germania al Nürburgring. Nuvolari, su un’Alfa Romeo P3 ormai obsoleta rispetto alle potenti Mercedes-Benz e Auto Union sostenute dal regime nazista, riuscì in un’impresa incredibile: dopo una gara straordinaria, riuscì a vincere contro ogni pronostico, umiliando i tedeschi nella loro gara di casa.
Ferrari fu tra i primi a congratularsi, consapevole di avere tra le mani un fenomeno. Ma il rapporto tra i due si deteriorò nel 1937, quando Nuvolari, insoddisfatto dell’Alfa Romeo, accettò l’offerta dell’Auto Union. Ferrari visse questo passaggio come un tradimento e, sebbene in seguito tornarono a collaborare, il loro legame non fu più lo stesso.
Il Simbolo della Tartaruga: Il Dono di Gabriele D’Annunzio
Un aneddoto che racchiude l’essenza di Nuvolari riguarda il suo incontro con Gabriele D’Annunzio. Il poeta, noto per il suo spirito patriottico e il gusto per il simbolismo, volle incontrare il pilota dopo le sue straordinarie imprese.
D’Annunzio, riconoscendo in Nuvolari un’icona dell’ardimento e della velocità, gli regalò una tartaruga d’oro con l’incisione “All’uomo più veloce, l’animale più lento”. Un simbolo ironico ma profondo, che sottolineava come il valore non risiedesse solo nella velocità pura, ma anche nella determinazione e nella capacità di affrontare le sfide.
Nuvolari fece della tartaruga il suo portafortuna, adottandola come emblema personale, un contrasto perfetto tra il suo stile di guida spericolato e la saggezza necessaria per domare la velocità.

Il Rapporto con il Regime Fascista
Come tutti i grandi sportivi dell’epoca, Nuvolari si trovò a interagire con il potere politico, in particolare con il regime fascista. Benito Mussolini, consapevole della potenza propagandistica dello sport, si interessò alle imprese del pilota e cercò di sfruttarle per esaltare la grandezza italiana.
Il trionfo al Nürburgring del 1935 fu un duro colpo per la Germania nazista e un motivo di orgoglio per l’Italia. Il regime fascista celebrò l’impresa, ma Nuvolari, pur essendo un simbolo nazionale, non fu mai un uomo di politica. A differenza di altri sportivi che cercarono un coinvolgimento attivo, Tazio rimase sempre concentrato sulle corse, disinteressato alle dinamiche del potere.
Nonostante ciò, accettò gli onori e i riconoscimenti ricevuti, consapevole che il suo ruolo era ormai quello di un eroe popolare. Tuttavia, quando il regime crollò, Nuvolari non subì conseguenze particolari, segno che il suo rapporto con la politica era stato marginale.
Gli Ultimi Anni e l’Eredità
La carriera di Nuvolari si prolungò ben oltre l’età in cui la maggior parte dei piloti si ritirava. Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, continuò a correre, benché segnato da problemi di salute. Nel 1948, a 56 anni, corse la sua ultima Mille Miglia su una Ferrari 166SC, dimostrando ancora una volta il suo spirito indomito.
Morì il 11 agosto 1953 a Mantova, lasciando un’eredità indelebile. Enzo Ferrari, nonostante le divergenze del passato, lo considerò sempre il più grande di tutti. Anni dopo, Ferrari dichiarò: “Quando il motore si accendeva, Nuvolari diventava un’altra persona. Era il più grande di tutti.”
L’eredità di Tazio Nuvolari vive ancora oggi. Il suo nome è sinonimo di audacia, velocità e leggenda. La sua tartaruga d’oro è ancora un simbolo di quel paradosso straordinario: l’uomo più veloce con l’animale più lento. E il suo rapporto con Ferrari, fatto di stima e tensioni, rimane una delle storie più affascinanti della storia dell’automobilismo.
